martedì 24 luglio 2012

AFIP domanda

Nell’ambito delle iniziative che AFIP sta mettendo in campo per aprirsi sempre di più alle nuove generazioni ci è parso utile cominciare col mettere in rete il quesito dei quesiti:
 “In questo terzo millennio di enormi cambiamenti tecnologici, in cui la velocità di fruizione delle immagini prodotte nel mondo è quasi istantanea, esiste ancora una specificità della fotografia italiana, un vedere italiano che differenzi la nostra fotografia da quella straniera?”
Qui di seguito una serie di risposte di esponenti che appartengono a vario titolo al nostro mondo e che serviranno da stimolo per aprire una discussione che speriamo ampia e a molte voci.
Il vostro parere è indispensabile per creare la fotografia del futuro!


"Secondo lei esiste una fotografia italiana? Se sì, quali sono le caratteristiche che la contraddistinguono?"

Alessia Paladini, galleria Forma

Risponde:

 La fotografia italiana esiste, ed è a mio parere molto vitale e stimolante, anche se non credo si possa parlare di una “scuola italiana”. Esistono grandi talenti, sia tra i maestri della tradizione del novecento che tra le nuove generazioni di emergenti; trovo però che sia necessario e imprescindibile uno sforzo maggiore per fare conoscere la fotografia italiana e i suoi protagonisti a livello internazionale, permettendo così di uscire da una dimensione “provinciale” che penalizza da sempre i nostri artisti”.

Alessia Paladini

Luca Panaro, critico d'arte

Risponde:

Venuta meno la possibilità di ricoprire un ruolo prestigioso nel nostro Paese, la fotografia italiana contemporanea ha cercato prima delle altre nazioni il riconoscimento oltre confine, e questo le ha dato un vantaggio considerevole rispetto alle “avversarie” europee. La grande varietà di proposte e di caratteri stilistici che la caratterizzano, ha permesso alla nostra fotografia di distinguersi dall'omologazione che spesso connota la scena internazionale. I fotografi italiani non si riconoscono in uno stile, non possiamo parlare di una “scuola”, anche se a volte lo si è fatto a proposito del paesaggio, piuttosto di una serie di battitori liberi accomunati da una spiccata sensibilità a cogliere i tratti salienti del proprio tempo.

Luca Panaro, critico d'arte 

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