“In questo terzo millennio di enormi cambiamenti tecnologici, in cui la velocità di fruizione delle immagini prodotte nel mondo è quasi istantanea, esiste ancora una specificità della fotografia italiana, un vedere italiano che differenzi la nostra fotografia da quella straniera?”
Qui di seguito una serie di risposte di esponenti che appartengono a vario titolo al nostro mondo e che serviranno da stimolo per aprire una discussione che speriamo ampia e a molte voci.
Il vostro parere è indispensabile per creare la fotografia del futuro!
“Secondo lei esiste una fotografia italiana? Se si, quali sono le caratteristiche che la contraddistinguono?”
Italo Zannier - Storico, fotografo e critico della fotografia
Risponde:La fotografia “italiana” ha certamente un suo carattere ( non soltanto oggi, con il “paesaggio”, e storicamente fu in gran parte affidato alla tipologia “Alinari”, nella seconda metà dell'800. Una fotografia eccellente, specialmente nella “riproduzione” ( o meglio, nella trascrizione”, o”traduzione” … ) d'arte. Immagini comunque leziose, neutrali il più possibile nei segni della luce e nel contrasto grafico. Mai un azzardo nella prospettiva, un anomalia nel punto di vista o nell'illuminazione. Una fotografia persino noiosa, che gli storici dell'arte – a loro volta tradizionalisti “accademici”, hanno comunque utilizzata, ritenendo quelle immagini, una “copia tascabile” e obiettiva della realtà, in un pre-concetto che purtroppo sussiste.
Pochi invece, capirono che la fotografia è una “lettura” del reale- ideologica lettura, oltre che tecnica – come la pensò Corrado Ricci o Bernard Berenson, che la rispettavano e la pretendevano, specialmente quest'ultimo, un giudizio fotografico, prima di ogni altro.
Ma ritorniamo alla domanda!
Con un'altra premessa, però, affermando che la fotografia è innanzi tutto IDEOLOGICA. “ideologica” come concetto di vita, di illusioni, di progetti, infine di cultura.
Gli italiani, ideologicamente – è ormai un luogo comune -, sembrano invece ancora confusi ( anche in senso “nazionalistico” ) e ciò si riflette ovviamente non soltanto nella politica, ma anche nella produzione artistica compresa la fotografia. La nostra fotografia infatti generalmente neutrale, timida, vassalla di una nostrana cultura umanistica, persin provinciale, che tuttora ci penalizza anche negli studi filologici e concettuali.
L'identità della fotografia italiana credo vada ricercata li, in questa sua specifica “timidezza” , che a livello internazionale la relega spesso in serie B, nonostante tutto, anche i molti riconoscimenti ufficiali, che non mancano, a parole e medagliette e in cento mostre, tra eventi dilettanteschi e rievocazioni storicistiche. Il grande collezionismo, invece, sembra disattento nei nostri confronti, basti considerare le ultime aste londinesi!
Facendo finta di niente e con un po' di cattiveria, potremmo aggiungere che la fotografia italiana è ancora connotata ( si vedano i cataloghi dei tentativi d'asta ! ) da un'impresa fotoamatoriale, quella sviluppatasi appassionatamente nel dopoguerra, negli anni Cinquanta-Sessanta nel dibattito, spesso sterile, fra “formalismo” e “neorealismo” ( a loro volta eventi culturali ideologici, e persino politici ), spesso riferiti a esempi stranieri, già allora superati e arditamente imitati, come l'umanesimo francese o il soggettivismo tedesco. Anche il “paparazzismo”, a rileggerlo, fu “debole”, nonostante il beffardo Secchiaroli !
La nostra fotografia manca di “drammaticità” ( si salvò Mario Giacomelli, con pochi altri ), eppure abbiamo vissuto, e tuttora siamo immersi in momenti anche drammatici, eccome!
La politica, il giornalismo ipocrita ( nel dopo Longanesi e Pannunzio … ), hanno comunque spesso, a loro volta, condizionato anche il lavoro dei fotografi, annacquando la specificità e l'efficacia internazionale della nostra fotografia.
Cordialmente, con molti auguri per la sua iniziativa.
Italo Zannier, Lignano Pineta 3 Luglio 2012.
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