1960. In un sala di posa milanese, nello studio di Giancolombo un gruppo di tredici uomini, con abito scuro e cravatta, guardano ironici verso l’obiettivo che rappresenta il quotidiano strumento del loro lavoro ed assieme un simbolico impegno associativo, cha da poco hanno assunto. Sono i soci più attivi della novella Associazione Fotografi Italiani Professionisti, AFIP.
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Da sinistra in alto: Giancolombo, Gianni Della Valle, Fedele Toscani, Alfredo Pratelli, Luciano Ferri, Gian Greguoli,
Mario Dainesi, Roberto Zabban, Aldo Ballo, Italo Pozzi,
Davide Clari, Edoardo Mari, Gian Sinigaglia |
Un sodalizio dapprima ristretto, poi più esteso - ma sempre selezionato - che si pone il proposito ambizioso di rinnovare tecnicamente e culturalmente il mestiere della fotografia.
Negli oltre 52 anni che ci separano da quel gruppo in posa è racchiusa una lunga vicenda di sforzi creativi e deontologici, di maturazione tecnica e gestionale.
I soci dell’Afip, che fin dall’inizio non vollero costituirsi sulla base di una semplice rappresentanza sindacale o corporativa, ma anzi, subordinarono l’ammissione alla presentazione di un portfolio
di immagini, hanno costantemente rappresentato i caratteri di più alta dignità nella professione.
I soci dell’Afip si sono posti immediatamente il fine ambizioso di difendere la libera professione, rivolti soprattutto alla produzione industriale e pubblicitaria, alla moda, all’editoria.
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